Qui fuori ormai è tutto un miagolio anomalo.
Un verso che parte dalla gola, triste.
La pancia che si muove come se fosse un crampo della fame, invece è amore.
E’ un richiamo d’amore che urla “per favore”.
Poi partono le soffiate di gelosia, le unghiate, le lotte a pelo ritto.

Sulla scala è rimasta il canino di un vinto. O di un vincitore. Non so.
Quei due che l’anno scorso erano solo dei piccoli, quest’anno saltellano in giro e imparano come si fa.
Io, femmina d’uomo che sono già impazzita per loro, non mi posso avvicinare.
Non posso neanche partecipare alle coccole di questa immensa sceneggiata a 12 voci.
Ci sono i castrati, i novellini, le anziane, le sterili, le brutte ma perennemente incinte, e i gatti di altri quartieri.

Signori, qui è da qualche settimana che va’ in scena l’amore.
Nella sua forma più miagolata.

Senza sosta.

E tra un po’ ci saranno piccoli nuovi da accudire, da non schiacciare con le auto quando fai manovra, mentre gli adulti se ne stanno a guardare, aspettando che le femmine vadano un’altra volta in calore.

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