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Tu chiamale, se vuoi, presentazioni.

Mi ha contattata circa 9 mesi fa con una lettera educata:
è avvocato presidente di non so bene che albo e che associazione.
Mi dice che gestisce un circolo culturale a Mendrisio, e che gli piacerebbe avermi ospite per una presentazione.
Se per favore, posso contattarlo.
Mi sembra gentile. Allora lo contatto.

Ci sentiamo.
Mi tiene al telefono non so quanto. E’ uno che si dilunga. E’ indubbiamente colto.
Niente da dire.
Sta pure studiando l’ebraico antico, tra l’altro.
Gli piacerebbe incontrarmi per chiacchierare di persona della presentazione.
Lui ha una casa al Sacro Monte, dove va a passeggiare sempre il sabato.
Perché non vado a farmi una camminata?
Perché no. Perché io il sabato mi chiudo in casa. E guai a chi mi tocca.
Beh, allora ci si può vedere in Varese prima che lui cominci la salita al sacro monte.
Grazie, ma io il sabato ho da fare. Anche niente, ma ho da fare.

Ok.
Magari ci sentiamo più avanti?
Mah, perché no.
Va bene.

Di lì a qualche giorno mi arriva un SMS:
Per caso la prossima settimana prenderà un treno per rientrare a Varese.
Per caso lo prendo anch’io?
La prima volta no. La seconda no. La terza neanche. E gli SMS continuano.
E’ meglio che prima o poi mi capiti di prenderlo quel treno, prima che mi tiri scema.

Bah!
E’ la mia tratta… un giorno capita e ci vediamo.
Ultima carrozza.
Parla.
Mi chiede un po’ di me. Mi dice che per questa presentazione è previsto un compenso.
Meglio.
Mi chiede se conosco qualcuno che possa essere interessato a fare la presentazione per attirare un po’ di gente.
Mah… ipotizzo Scarpa.
Scarpa sarebbe fantastico!
Sì, dico io, ma Scarpa fa una vita particolare… è sempre in giro per il mondo. Vediamo.
Pare che ci sia un compenso anche per lui.
Bene.
Allora glielo chiedo.
Siamo a marzo. Per quando è prevista la presentazione?
Novembre.
8 MESI!

Da questo punto in poi, con una cadenza mensile se non addirittura settimanale, mi arrivano domande per sapere se Scarpa ha accettato oppure no.
Scarpa, cortesissimo, si rende disponibile, salvo il fatto di non poter assicurare la propria presenza con così tanto anticipo. Al massimo lo può dire un mesetto prima, non di più.
Lo spiego.
Nonostante questo riprendono le richieste “Scarpa c’è o no?”
Poi cominciano delle richieste strane tipo:
Ma lui viene da fuori?
Certo, viene da Venezia. O da qualunque luogo dove si trovi in quel momento.
Ah, quindi bisogna pagargli il viaggio?
Beh… direi di sì. E pure il pernottamento.
Eh…

Allora rinuncio al mio compenso pur di avere Tiziano, e pur di assicurarmi una dignitosa sistemazione per lui, Anzi. So già che se mi proporranno un posto meno che bello, piuttosto Tiz lo sistemo al Grand Hotel a spese mie.
A lui non lo dico: altrimenti, gentile com’è, rischia di volerselo pagare da solo.

I mesi passano.
Le telefonate no.
Le richieste si fanno bizzarre…
Ma questo Scarpa viene ? (ho detto che non lo posso dire in anticipo!)
O non lo farebbe gratis (e secondo te come campano gli scrittori? Solo coi libri? Questa richiesta tende subito a farmi innervosire. La pretesa che una persona del genere perda gratuitamente il proprio tempo approfittando dell’amicizia che ci lega, mi fa imbestialire. La cosa comincia a puzzarmi)
Oppure non c’è qualcuno che abita più vicino, che ha la macchina, così fa avanti e indietro da solo?
Che so… Montanari!
No. Montanari non può. Decido in anticipo che sarà molto occupato. E in quel preciso istante ho deciso che anche Scarpa non potrà.
Vista la faciloneria della persona, decido di salvaguardare i miei amici e decido che no, nessuno dei due avrà tempo.
Mando una mail a Tiz scusandomi per la rottura di palle (che di fatto è andata avanti mesi siamo a giugno. O luglio.)
Inventerò io la scusa buona per levarlo d’impiccio, visto che l’operazione sta prendendo una piega poco seria.

Settembre.
Sono quasi in ferie. Il tizio mi richiama.
Scarpa?
Ha detto di no! Ribadisco io. E basta.
Ok. Allora la data va bene?
Non mi hai dato nessuna data. E poi sto partendo per l’Egitto.
Lui mi dice di chiamarlo quando sarò là.
Se lo scorda: io in vacanza spengo il telefono e tanti saluti.
Anche se chiamasse Dio, troverebbe staccato.
Possibile, per una telefonata?!
Già. E’ assolutamente possibile, anzi certo, che io non faccia nessuna telefonata.
Tantomeno a uno che dovrebbe occuparsi di organizzarmi una presentazione senza rompere troppo le palle.
In vacanza mi manda un SMS con la data della presentazione.
Non gli rispondo: sono stanca di ripetere sempre le stesse cose.

Torno.
Per scrupolo gli mando una mail riconfermando l’assenza di Tiziano (credo di essere arrivata almeno alla decima volta)

Mi risponde con un “non amo scrivere le mail. Chiamami”
E che cazzo! Fa l’avvocato. Si è vantato di aver vinto cause milionarie.
Ha case e ville. E io lo devo chiamare?
Non lo faccio.
Si chiama questione di principio.
Fino a prova contraria è lui che ha bisogno di me e non viceversa.

Passano forse 15 giorni.
Mi arriva un SMS piccato dove mi si chiede se sono ancora interessata alla presentazione, che ancora non ho dato risposta se va bene la data e insomma non si fa così.

N.B. in quei giorni stavo giusto impazzendo per quadrare la famosa presentazione di Carnago che, diciamocelo, non è stata facilissima da mettere insieme: orari, mail, richieste…

Dico che la data va bene (…che strano, non mi ha chiesto se Scarpa viene. Che l’abbia finalmente capito?)

Il giorno dopo lo chiamo, visto che lui poverino ha degli evidenti problemi anche col telefono, oltre che con la testa.

Mi dice che farà lui la mia presentazione. Io già penso che la gente s’addormenterà.
Poi mi chiede se di solito il mio compagno viene a vedermi alle presentazioni.
Certo che ci viene, ma questo cosa c’entra?

No, visto che lui non guida, bisogna trovare qualcuno che porti me, lui e un altro paio di carampane fino a Mendrisio.
Giuro che non ci voglio credere.
Eh, no! Decido all’istante che il mio compagno è indaffaratissimo e no, non ho nessuno che mi possa portare.
Allora lui chiederà a suo figlio che ha una ventina d’anni e che non è molto contento di doverlo scarrozzare. Comunque farà ‘sto sforzo.
Ah, e per il ritorno? Dove ho detto che abito?
No, perché al massimo mi riaccompagna a Varese, non più in là.
Il figlio è già troppo gentile a portarci. Non riesco a farmi riaccompagnare da qualcun altro da Varese a Mornago?
Io con un minimo di ironia dico… Beh, posso passare la notte sul divano di casa dei miei.
Tanto loro stanno a Varese, voglio dire: cosa sarà una notte su un divano per una che scrive i libri?
Non capisce l’ironia e mi dice “bene, allora questa l’abbiamo risolta”
Poi mi chiede una breve biografia da mandare a un suo amico ticinese che stilerà la locandina d’invito.
E mi chiede di mandargli qualcosa della mia rassegna stampa.

Gli dico che devo vedere e cercare le cose più interessanti.
Mi dice di spedirgliele per posta.
Non si fa neanche venire il dubbio che per me quella è una spesa- minima ma è una spesa, e che la cazzo di telefonata che sta durando da circa venti minuti la sto pagando io.
In tutto questo le parole Grazie e Per Favore, non sono mai contemplate dal suo vocabolario.
Manca un mese alla fatidica data.
Io sono già al limite della pazienza.
Ma mi dico che è anziano, che dopotutto una presentazione e mi potrà servire per farmi le ossa, e poi vaffanculo, ma voglio proprio vedere se me li dà quei soldi.

Poi di lì a 10 giorni il mio adorato nonno ha un veloce peggioramento della salute, entra in ospedale.
E venerdì scorso muore.
Io sono a pezzi.

Sabato, mentre mangio ingoiando vino e pianto, mi arriva una telefonata.
Allora Valentina, questa rassegna stampa, insomma!
Ah, già… guarda, ho avuto una serie di problemi.
Eh, ma io te l’avevo chiesto insomma, non si fa così!
Mario, ti ho detto che ho avuto problemi.
Oh, guarda che io ho da fare, ho molti impegni, non ho solo questo da fare.
Mario, siamo in due ad essere piuttosto impegnati.
Perché insomma, se non ti interessa… ti ho chiesto la rassegna stampa, devo prepararmi le cose da dire…
Mario, potresti anche sprecarti ad essere più educato comunque… il tono di questa telefonata non mi piace.
Io sono stato educato, sei tu che non mi hai ancora fatto avere niente.
Mario, ho appena avuto un lutto in famiglia, sono emotivamente provata, ti invito ad avere un tono più cortese…

(non mi ascolta e spara l’unica frase che non doveva dire)

Eh, oh, guarda che alla fine sei tu che devi essere presentata, mica io!

Lascio passare un secondo di silenzio. Chi mi conosce sa che quel secondo di silenzio segna l’inizio dell’inferno. La voce mi si alza di diversi decibel, E chiunque si trovi fisicamente a pochi metri da me si allontana di propria iniziativa perché faccio paura.

Sono io che devo essere presentata, non lui.
Ma che cazzo pensa di farmi questo qui? Un favore?
E’ da mesi che mi rompe le palle, che mi fa perdere tempo.
Sono stata tanto gentile da star ad ascoltare le su cazzate.
Mi sono anche sbattuta per vedere se potevo migliorare la serata.
Mi sono sorbita paziente le magagne di questo idiota totalmente incapace di organizzare una cosa qualunque.
Ma per chi mi ha presa?

“Beh, c’è una cosa che non hai capito:
non sono io che ho bisogno di te. Sono stata fin troppo gentile ad ascoltare le tue minchiate fino adesso. Non me ne frega niente di te, delle tue fotocopie, di quello che hai bisogno.
Anzi, sai che c’è? CHE LA TUA CAZZO DI PRESENTAZIONE TE LA FAI DA SOLO!”

Attacco. E finalmente mi libero di questa tenia.
Mai stata così bene.
Non pensavo che mandare a fanculo uno stronzo potesse essere così terapeutico.

Dopo pochi secondi mi arriva un SMS che dice:
“Quanca la merda la munta in scagn o la spuza o la fa dagn.”

Che tradotto significa che quando la merda sale in trono (o in cattedra, o sulla sedia)
O puzza, o fa danni.
(detta in parole povere sono una merda che si è montata la testa)

Personalmente trovo che sia l’epitaffio perfetto da mettere sulla sua tomba.

Morale della storia:

Se volete organizzare una presentazione io ci vengo.
A patto che mi vengano organizzati e pagati spostamenti, trasferta, disturbo e quant’ altro.
E le fotocopie della rassegna stampa fatevele da soli.

Ho ufficialmente smesso di essere gentile.

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  1. alonso says:

    Ma perché in sto cavolo di paese chiunque debba fare un fottuto lavoro si fa pagare fino all’ultima lira, anche se deve cambiare una lampadina o avvitare un tubo, e sennò non si muove mentre gli scrittori e la gente di cultura devono sempre muoversi gratis e ringraziare pure?
    Ma mandali affanculo, hai fatto bene!

  2. Grazie Alonso.
    Sì, effettivamente capita spesso di dover fare cose gratis.
    Io in genere lo faccio volentieri, soprattutto se chi organizza davvero non ha soldi.
    Ma questo è stato davvero un disastro.

    (ah, e probabilmente il tizio starà girando la provincia di Varese dicendo che la maleducata sono io…)

    C’è davvero della strana gente.

  3. pornoaddicted says:

    Saresti forse più gentile con qualcuno che ti lava e ti striglia appassionatamente e si perde a guardare quanto sei bella bagnata?
    il sapone liquido madreperlaceo a noi maschietti fa inevitabilmente venire in mente un’altra cosa.
    Che sul corpo di una donna sta meglio dei diamanti

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