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Il senso di Emma per le parole.

Siamo alla fase divertente, quella in cui Emma sta scoprendo a modo suo l’italiano. È uno spasso sentirla farfugliare, inventare, masticare e poi sputare a piacimento un italiano fatto di novità, neologismi insensati e commenti a tema.

Qui un piccolo vocabolario tecnico, così se la incontrate e vi chiede qualcosa, sapete cosa risponderle.

Kecchey: sono i crackers, ma quelli della Pavesi con patate e rosmarino. Qualunque altro tipo di cracker viene accompagnato da un “bleah!”. Però li mangia comunque.

Tototò: trattore. Meglio se vecchio, puzzolente di gasolio e orrendamente sporco. Il rumore inconfondibile del motore e la velocità ridottissima ne fanno un oggetto di culto ai suoi occhi. Quelli nuovi li trova meno affascinanti e più spaventosi.

Cacca: tutto ciò che equivale allo sporco. È cacca una macchia sulla maglietta, sono cacca i piedi sporchi, cacca l’avanzo nel piatto, cacca il fango sullo pneumatico. Cacca qualunque cosa che si risolve facilmente lavandolo. Non necessariamente puzza come la cacca ufficiale. Quella è cacca cacca. E non si tocca.

Mao: il mao è il gatto, ma viene usato nell’accezione di cestino. Quando Emma non vuole mangiare qualcosa lo butta per terra e dice “Mao”, nel senso che tanto poi lo mangia il gatto, quindi perché pretendere che lo mangi lei?

Yoyo: è l’onnipresente canale Rai dedicato ai suoi cartoni preferiti. Yoyo è la prima parola del mattino. Yoyo è la nostra dannazione quando di sera vuole guardare cartoni senza andare a letto. Yoyo è la salvezza quando devo fare i mestieri e l’unico modo per tenerla buona è piazzarla davanti alla Tv. Yoyo. Canale 979 del nostro telecomando.
Giu Gè. Lo giu Gè è lo zio Germano, l’unico vero grande amore della sua vita. Con lo zio Gè fa tutto: corre come una pazza, va in altalena, in auto, gioca a fare le bolle, guarda i cartoni sull’Ipad. È l’unico della famiglia a cui dispensi coccole infinite. Lo zio Gè è l’unico zio che nomina. Gli altri non meritano l’appellativo di zio. Arrendetevi.

Patty. È la zia Patty. La vede poco, ma se la ricorda.

Anna. Vi dice Anna solo se precedete la richiesta con la domanda “chi è la zia, quella con le scarpe belle?”. Altrimenti ciccia, non ve lo dice.
Vevve: è il colore verde. Lo usa a casaccio per indicare qualsiasi colore. E ogni tanto ci prende.

Wang: suono onomatopeico per indicare il giro in altalena. È solita farsi spingere fino quasi al ribaltamento, molto molto in alto, molto molto velocemente. Se secondo lei non ci state dando dentro con le spinte comincia a urlare “Wang! Waaaaang!” che significa più o meno “e questo lo chiami giro in altalena?! Datti da fare, mammoletta!”.

Ape no!: è l’ape Maya. E le sta sulle palle in maniera inenarrabile. Infatti il “no” è irrimediabilmente legato alla parola “ape”. Non esiste che lo pronunci separato.

Cucù! : coglione! Ma detto in maniera elegante. Lo dispensa con estrema facilità e cognizione di causa. Aspettatevelo.

Ma!: è Emma, se stessa. Lo dice battendosi orgogliosa col palmo aperto sul petto. È Ma! Tutto quello che la riguarda, tutto ciò che è suo. È Ma! ogni giocattolo e ogni abito carino. Ma! è Ma! e fine. Che altro vi serve sapere?

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