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Ci sarà figa, a Baghdad?

Oggi mi va di salutare una persona.
Ve lo ricordate, vero? Enzo. Enzo Baldoni.
Era un copywriter.
Mica uno di quelli di adesso, seduti davanti a ebay a dire “facciamo la campagna figa per Cannes”.
Era uno che sapeva scrivere. Che faceva la pubblicità come va fatta: scrivendo bene, pensando alla cosa migliore per il prodotto e per il cliente.
Enzo sapeva scrivere.
Scriveva soprattutto di viaggi. Era uno che amava andare a zonzo per conoscere la gente e capire come mai in certi posti ci sono persone disposte a sparare per far valere i propri diritti.

Non era uno di quelli all’avventura. Chi ha bazzicato sui suoi blog nel periodo del G8 lo sa.

Io Enzo ho solo avuto la fortuna di sentirlo una volta per telefono. Per un colloquio che poi non ho fatto perché mi avevano assunta da un’altra parte.

Enzo me lo ricordo bene.

La data del 26 agosto mi si è stampata in mente. Era il 2004. Stavo andando a incidere una musica per Ferrarelle.
Passava un amico a prendermi.
Dal balcone Gigi si è affacciato e mi ha detto solo “L’hanno ucciso”. E io sapevo a chi si riferiva.

Tutto quello che c’è stato dopo, soprattutto da parte dei giornali, sono state stupide chiacchiere di chi non sa. Di chi non conosce. E soprattutto di chi non ha mai letto.

Il blog di Enzo, uno dei vari, è ancora attivo: http://bloghdad.splinder.com/

“Ci sarà figa, a Baghdad?” era il titolo di uno dei suoi tanti post.
Scanzonato, divertente, dissacrante, e insieme umano. Troppo umano.

“lunedì, 26 luglio 2004
Ci sarà figa, a Baghdad?
E, a proposito di culo: mi sono comprato un costumino rosso di Ferré (uno che di panzoni se ne intende) che mi sta come un figurino . Seduto a gambe incrociate, sono entrato in uno stato di profonda meditazione e, contemplando il costumino di Ferrè, ho trovato l’obiettivo di questo viaggio: stare venti giorni spaparanzato nella piscina del Palestine. Posto tranquillo, pochi turisti…

Chissà se c’è figa, a Baghdad.”

Che io sappia il corpo non è ancora stato ritrovato.

(Accidenti a te, Enzo, e sì che eri grosso!)

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  1. Daniele says:

    Sono un copy di oggi, pensa che prima di leggere questo post ero su ebay, praticamente mi hai chiamato in causa.
    è vero, Enzo era uno di quelli che sapeva scrivere (e prima di scrivere sapeva pensare), ma non solo: sfogliando i vecchi ADCI quello che si coglie nei suoi lavori e in quelli dei grandi della sua generazione (parlo di suo fratello Sandro, di Paolo del Bravo, di Pasquale Barbella) è la spensieratezza, la voglia di osare, di divertirsi, di mettersi in gioco, che per Enzo era una filosofia di vita. Nel mio computer conservo gelosamente questo articolo di Repubblica del 27 agosto 2004, che fa un bel ritratto di Enzo:

    Un messaggio inviato agli amici il 13 agosto:
    “C’è la possibilità abbastanza concreta che io crepi”
    L’ultima e-mail di Baldoni
    “Se va male, qui morirò felice”
    di LUIGI BOLOGNINI

    Enzo Baldoni
     MILANO – “Mi piacerebbe assistere al mio funerale, un po’ come Tom Sawyer e Huckleberry Finn nel libro di Twain”, diceva ogni tanto Enzo Baldoni. Un privilegio che non gli è stato concesso. Ma si era rifatto, forse anche per scaramanzia, scrivendosi un epitaffio. O meglio, un messaggio da diffondere in caso di morte, affidati a Franco Gialdinelli, l’amico che dall’Italia ha curato il suo blog bloghdad.splinder.com.

    Gialdinelli l’ha inviato ieri sera dopo mezzanotte agli iscritti alla Zonker Zone, una mailing list di una settantina di persone unite dall’amore per i fumetti (Zonker è un personaggio di Doonesbury, il fumetto tradotto in italiano proprio da lui) e dall’amicizia per il pubblicitario-giornalista. Un messaggio inviato il 13 agosto, alla vigilia della prima spedizione a Najaf, dove Baldoni si era lussato la clavicola destra scaricando medicinali: “Mettiamola così: nelle prossime 24 ore ho la possibilità abbastanza concreta di crepare. Ovviamente non succederà – ma, se dovesse succedere, sappiate che sono morto felice facendo quello che più mi piace al mondo: viaggiare in paesi che non hanno mai visto un turista prima di me”.

    C’è poi un altro messaggio che letto ora ha il suono di un testamento o di una preveggenza. È quello con cui, il 24 luglio, Baldoni aveva inaugurato bloghdad.splinder.com. “È tornato. È tornato il momento di partire. Da un po’ di tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva: ‘Baghdad! Baghdad! Baghdad!’. Ho dovuto cedere”.

    “Come sempre, quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le coincidenze. E chissà quanto sono segni e quanto le provochiamo noi. Ancora una volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio. La terra, sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava. Lucciole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli. È qui che da piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. È qui, davanti a un piatto di tagliatelle, che tre anni fa si è fatta sentire la solita vocina che ripeteva: ‘Colombia, Colombia, Colombia!'”.

    “Si è parlato molto di morte in questi giorni: della morte serena di Zio Carlo, filosofo e yogi, che forse sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch’io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L’indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato”. Ora in questo vento, in questo minestrone, c’è anche Enzo Baldoni.

    (27 agosto 2004)

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