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Mamma Mellin, tu non mi piaci.

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Ho capito cosa odio della mamma Mellin: non riesco a fidarmi di lei. Rispetto alle altre pubblicità dove l’incipit era più o meno “il latte materno è fondamentale, ma quando manca c’è Mellin”, ora la cosa mi dà l’impressione che si sia fatta come dire… subdola.

La mamma Mellin non parla a me, madre di una nana di tre anni più o meno come la sua. No.
La Mamma Mellin sta parlando a chi ha bambini appena nati. Si fa pippe sulla temperatura dell’acqua del bagnetto (che cazzo, la tua nana ti sgambetta attorno, avrà almeno due anni e tra un po’ fa la patente: me lo dici perché mi parli della difficoltà del bagnetto? L’avrai capito a che temperatura lavarla ‘sta povera creatura? O insisti ancora a spellarla viva come si fa coi polli?)

Si comporta ancora come se fosse all’inizio e non avesse capito come ci si gestisce coi piccoli. Dopo pochi mesi, garantito, il ritmo lo si prende. Passi il panico dei primi momenti, ma poi si va in automatico con tutto: pappe, bagnetto, cambi, cacche e febbri.
Quindi a che gioco giochiamo?
Che confidenza stai cercando? Perché mi parli degli inizi se hai già una figlia che cammina?

E poi c’è questa cosa che mi piace poco, ovvero il non nominare mai quello che mi stai vendendo.
Chiamare le cose col loro nome è sinonimo di chiarezza. Perché non dici mai “latte in polvere?”, perché te ne vergogni?
Intendiamoci: sono una gran sostenitrice del latte artificiale. Ho allattato la mia prima figlia fino ai dieci mesi, col secondo invece il latte è mancato e l’ho tirato su a litri di latte artificiale. Mellin, per la precisione.
Non mi ha fatto differenza. E nemmeno a loro.

Ogni volta che qualche amica mi va in paranoia feroce perché non riesce ad allattare la tranquillizzo dicendo che il latte in polvere vale tanto quanto, che i bimbi cresceranno comunque bene, che non devono sentirsi in colpa e che così anche il padre ha l’opportunità di essere più partecipe.
Ma se in pubblicità non mi dici chi sei e cosa fai, allora non me la racconti giusta.

Perché mi parli di istinto materno? L’istinto materno è un’invenzione per accollare a noi donne le responsabilità della prole. L’istinto materno non esiste. È una cazzata che vi siete inventati per qualificare qualcosa che si chiama amore e che anche un padre farebbe, se avesse le tette e dovesse allattare. Ma spesso il latte manca, e allora ecco qui il biberon che anche un padre può gestire serenamente.

E poi si parla del grande barattolone blu, quello che ti dice cosa fare.
A me il barattolone non ha mai parlato. Il barattolone ha traghettato mio figlio fino allo svezzamento a colpi di decine di euro a botta (per circa una ventina di biberon a confezione; ma quello dei primi mesi costa decisamente di più).
Io posso solo parlare bene del latte in polvere e in particolare del latte Mellin, ma mi viene da dire ogni male di questa mamma che pubblicizza con modi che non riescono a ispirarmi fiducia, dicendo e non dicendo, rimanendo nel vago.
Vendi latte in polvere. E tutti non vedono l’ora che i nani crescano per passare al latte vaccino e smetterla di svenarsi ogni settimana per comprarlo. Questa è la verità. (Quindi mi spiace ma no, non ci peno proprio a comprarmi il latte crescita dall’anno in poi. Ma neanche se me ne mandate un bancale a casa).

Non rifilateci altro, per favore. Non è una guida, non è una sicurezza: è la soluzione di un problema. Questo sì. Si chiama latte in polvere. O artificiale, se preferite. Chiamatelo per noi. Noi mamme che l’abbiamo usato lo facciamo, e senza vergogna. Non vergognatevene voi per primi. L’avete fatto così bene fino ad ora…

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