Oggi Giovanni era connesso in DAD. Fa la prima elementare.

Era tutto contento delle sue cuffie nuove col microfono. L’ho lasciato di sopra da solo perché sembrava se la cavasse, poi mi ha chiamata dicendomi se potevo andare da lui. In un attimo gli occhi gli si sono fatti lucidi davanti alla telecamera. Il microfono chiuso e lui coi lucciconi mi ha detto “aiutami, non capisco cosa devo scrivere”.

Ho cercato di riprendere il filo perché non sapevo nemmeno di cosa stessero parlando, intanto lui ha cominciato a singhiozzare. Gli ho detto di non preoccuparsi, che le maestre erano lì per aiutarlo e doveva solo chiedere. Mi ha detto “chiediglielo tu, per favore”  e mi ha passato le cuffie, quelle col microfono, di cui è orgogliosissimo.

“Ma perché non lo dici tu alla maestra?” e a quel punto si è chiuso a riccio, grondando lacrime e dicendo “non capisco! Non sono capace!”.

Abbiamo staccato le cuffie, quelle col microfono che gli piaccio tanto, abbiamo aperto l’audio e abbiamo chiesto alla maestra se per favore poteva fermarsi un attimo, che non stavamo capendo, e se poteva un attimo ricondividere la pagina del compito. Lei gentilissima ha confortato Giovanni- non si era accorta che piangesse perché a video non riesce a vedere contemporaneamente tutti. Ha ricondiviso lo schermo, e Giovanni è riuscito a capire, a riportarsi in pari. Poi si è rimesso le cuffie col microfono che gli piacciono tanto, ha ringraziato ed è andato avanti a seguire la lezione.

Il fatto è che se non ci fossi stata io, se l’avessimo lasciato da solo, sarebbe andato ancora più nel panico e avrebbe perso stima in sé stesso e non si sarebbe limitato a perdersi solo l’esercizio delle sillabe, ma molto di più, senza riuscire a proferir parola. Giovanni è piccolo e comunque va seguito, qualcuno accanto serve per non fargli perdere lo spunto, anche solo per dirgli che è tutto ok quando la connessione salta, o quando le cuffie nuove col microfono che ti piacciono tanto magari ti stanno un po’ larghe, ti distrai un attimo per rimetterle ed ecco che non capisci già più dov’è arrivata la lezione.

Sono piccoli, e anche se sono svegli sono comunque disarmati di fronte a una relazione, quello con lo schermo, che in un attimo tira fuori le loro fragilità.

Non basta avere una connessione, un computer e delle cuffie col microfono che ti fanno sentire orgogliosissimo.

Serve un adulto vicino perché nonostante l’impegno, lo schermo non sempre te lo fa vedere quando un bambino si sente inadeguato.

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