113 contro 56 chili. Sono quasi la tua metà esatta. Lo sapevi?
113 contro 56.
Non sembra che pesi così tanto quando mi stai addosso, sai?
Con l’amore diventi leggero.
Neanche in questo siamo una metà esatta, giusta, l’un per l’altro e così sia.
Chissà se esiste, poi, tutta questa simmetria di forme.
In cos’altro potremmo essere perfetti così?
In cosa potremmo essere combacianti?

Lo sappiamo che non siamo noi, che non sono io la donna per te.
Che tu non sei l’uomo dei desideri. Quello dei sospiri.
Siamo giusti in questo momento, per farci compagnia.
Non c’è stato aggettivo più perfetto.
Ci stiamo accompagnando, con tenerezza, verso qualcun altro.
E succederà, senza che ce lo raccontiamo troppo.
Sta tutto tra le righe, tra le telefonate non fatte, tra la mancanza di noi che non sentiamo.
Non ci sono i “quanto ti vorrei” tra i nostri discorsi. Non ci sono le telefonate di ore, la ricerca spasmodica di buchi in agenda dove infilarci un’ora d’amore.
Non ci sono le corse ai treni, alle coincidenze.
Non ci sono.
Non ci sono le domande banali del cosa hai mangiato, del cosa hai addosso adesso.
Non ci sono gli occhi negli occhi, quegli istanti in cui pensiamo che non potremmo stare l’uno senza l’altra. Ci possiamo stare eccome.

E non fa nulla se mi mandi la foto del tuo letto sfatto vuoto, con dentro solo te. Non siamo fatti l’un per l’atra, ma siamo fatti per volerci bene un po’.
Un po’ d’amore per rendere tutto più dolce.

Ogni tanto penso che sia una camminata la nostra, un lento incedere verso il fiume, quando si passeggia strascicando un po’ i piedi nella sabbia per poi dire all’altro “guarda che bello”.
Perché ci piacciono di più i fiumi dei mari.

Questo amore ha un coefficiente di peso pari a zero, nonostante i tuoi 113 e i mie 56 chili.
Non facciamo la metà esatta di niente.
Non ci stiamo spartendo vita, sveglie, noie, serie tv.
Non stiamo litigando per chi occuperà la parte migliore del divano.

Andremmo d’accordo solo sui gatti.

113 contro 56.
Che peso ha l’amore?
Quanti chili fa la verità?
Ho 5 grammi di sincerità di troppo, che faccio, lascio?

Lo sappiamo, lo sai, lo so io. Siamo questa alchimia perfetta di non andiamo bene per.
Non succederà.
Siamo due cordiali amanti. Due rispettosi amici. Due stimati professionisti. Siamo due che non saranno mai un unico interno a cui citofonare.
Non saremo un noi.
Siamo due che si sono aggiunti uno addosso all’altro senza essere insieme.
Non siamo una coppia, anche se sapremmo mimare bene le convenzioni del caso.
Sapremmo come tenerci per mano, come baciarci un poco, quasi a soffi, sulla spalla.
Sapremmo come uscire felici sulle foto.
Sapremmo come far sembrare tutto perfetto.
Come venire bene sull’album dei ricordi. Siamo rodati dalla vita.

Sapremmo addirittura come far funzionare tutto benissimo.
Ma lo sapremmo, io e te che non sarebbe vero.
Che sarebbe giusto un po’ di farina aggiunta al sugo di cottura per addensare le cose. Ma mica viene più buono così.

Avremmo scuse buone, ottimi argomenti per giustificarci. Sapremmo come far uscire bene la vita.
Ne siamo capaci, ma siamo più bravi a dirci la verità.
Non ce le raccontiamo, io e te.
Non ce le mandiamo a dire.

113 contro 56.
Quasi una metà che non sarà mai giusta perché io li devo perdere almeno otto chili e qui faremmo ancora più differenza.
O magari hai già cambiato peso e io non lo so.
Probabile.

Siamo questa sincerità un tanto al chilo. E io non te lo chiedo cosa non ti piace di me, perché me lo diresti e non saprei sopportarlo.

113 contro 56.
Non è vero che peso poco. È che di solito mi prendono alla leggera.

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