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Scusa se scrivo di te.

Mi piace quando mi dici di non depilarmi, di restare così come sono.
Mi piace quando metti le mani nel mio odore, chiedendomi di stare così come sono, senza cambiarmi.
Mi piace che ti prenda cura di questa parte di me, che forse è la più vera.
Amo, amo da impazzire quando mi dici che sono bellissima, anche quando ho addosso una maglia vecchia, che fa pendant solo con la mia stanchezza.
E non importa se questa pelle sa così tanto di me.
Mi piace come le dita si fanno strada nella mia biancheria dozzinale.
Ridi, anzi, quando mi sfilo queste culotte colorate, da ragazzina impertinente.
Ridi di me e di questa mia foga, e della voglia di fregarmene. Che sono bella così: nuda. Senza nient’altro addosso che me.

È bello così, sai? È liberatorio.

Mi piace fare l’amore con te a forza di sorrisi.
Mi piace quell’allegria tra le carezze, quei sorrisi che diventano sospiri, e la faccia mi diventa seria mentre le sensazioni mi inarcano la schiena.
Mi piace quando non fai caso ai miei dubbi. Quando soprassiedi alle mie rughe, quando non vedi i miei chili. E forse hai ragione tu, non ci sono.
Mi piace quando mi chiedi di raccontarti la storia delle mie cicatrici. Quando punti un dito su un solco della pelle e mi chiedi “e qui?”.
Mi piace che ti aspetti tutta questa narrativa dal mio corpo. Hai ragione tu: siamo fatti di segni e di ricordi.
Se penso a ogni cosa che ha disegnato questa pelle… alle mani che ci sono passate sopra, a chi ha appoggiato baci e carezze prima di te, a chi mi ha detto le stesse cose, con le stesse parole, pensando di essere l’unico a farlo, come hai fatto tu.

Ripenso ai baci che mi hanno fatta così.
A come si siano fermati un po’ in queste rughe, facendole un po’ più profonde.
Chissà chi di voi si ricorderà i miei nei. Chi il mio sapore. Chissà con quante altre sono stata confusa. E dimenticata.
Se sono rimasta tra le chiacchiere da bar, o nessuno ha mai avuto il coraggio di dirmelo.

Ma vieni qui adesso.
Vieni qui a sorridermi mentre mi dici di dirtelo ancora, praticamente sulle labbra.
Domani avrò la faccia che mi pizzicherà un po’ per via della tua barba dura.
Ma sarà uno dei dettagli belli che mi ricorderò di questo amore senza impegno, di queste promesse che non ci facciamo.

-Chiedimelo ancora.
E allora te lo chiedo, sussurrando e ridendo.
-Mi daresti un altro un po’ di cazzo per favore?
-Sì?
-Sì.

E me ne dai, ridendo di me e di questi occhi furbi che ne hanno voglia, solo per il fatto che sia bello. Che altro ci serve?

Scusa se scrivo di te, ma sei l’unico indirizzo in agenda. L’unico che non ha timore di aprire le lettere.
L’unico che non mi stia rispedendo al mittente.

Ed è bello sentirti entrare mentre mi guardi fisso negli occhi e so che vado bene così.
Con tutti questi difetti di cui ho fatto scorta. 

E allora scopami ancora un po’ in questa penombra che mi piace tanto.
Dammi ancora un po’ di motivi per essere felice.
Dammi ricordi, odori, sapori.
Dammi storie da scrivere. Fammi passare la paura. Toglimi la malinconia.
Curami, con la tua saliva, con i baci. Con questo corpo grande che hai e che è la sponda più salda dove possa arenarmi.
Con questo affetto che non è amore ma è perfetto così.
Sei la più giusta delle medicine, adesso.
E lo dirò come lo dici tu:
Dammi un bacio.
Uno ancora.
L’ultimo.
Mh.

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  1. Antonio says:

    Sono parole stupende, Valentina… C’è tenerezza e una sensualità tremenda. Il tuo lui è fortunato e tu sei fortunata ad averlo con te. Più di Trentalance, leggerti può dare la felicità. Sii felice sempre e godi ogni volta che puoi, con l’allegria e la dolcezza che ti contraddistinguono.

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